Prologo 3 – A te si rivolge dunque questo mio discorso, chiunque tu sia, che, rinunciando alle tue proprie volontà, per servire Cristo Signore, il vero re, assumi le fortissime e gloriose armi dell’obbedienza.

Benedetto pensa la sua Regola come un cammino alla portata di chiunque. Occorre solo avere il desiderio e la costanza di abbracciare questo itinerario il cui scopo è servire Cristo Signore. Non si tratta di un cammino per perfetti; per intraprenderlo non occorrono pre-requisiti. La Regola non vuole essere altro che un aiuto a vivere il Vangelo, la vocazione battesimale.

Rinunciare alle tue proprie volontà non significa rinunciare alla propria coscienza e all’uso del discernimento, ma all’autodeterminazione, all’egocentrismo, cioè al vivere pensando di poter bastare a se stessi e di non aver bisogno di nessuno, neppure di Dio. Si tratta infatti di educare la propria coscienza a riconoscere la bontà di Dio e del suo progetto su ciascuno di noi. Questo non è un copione da assumere, ma una storia da scrivere insieme.

L’immagine delle armi ci ricorda come il cammino di fede ha una dimensione di lotta, prima di tutto interiore, che si manifesta anche come dubbio. In questo frangente un ascolto obbediente, che cioè si affida, alla Parola di Dio e alla parola che mi giunge da Dio attraverso gli altri, è un aiuto e un sostegno imprescindibile. Il cammino monastico, come il cammino di fede, è un cammino di ricerca, e l’aprirmi e il confrontarmi è fondamentale. Le domande che ci abitano per poter trovare una risposta devono essere poste, fatte emergere ed esplicitate.