Prologo 2 – Attraverso la fatica laboriosa dell’obbedienza, potrai così ritornare a Colui dal quale ti eri allontanato cedendo alla pigrizia della disobbedienza.
Il verbo obbedire etimologicamente deriva dal latino ob-audire, ascoltare chi sta davanti; indica quindi un ascolto attento. Non è mera esecuzione di indicazioni ricevute. Obbedire significa ascoltare, comprendere e quindi agire di conseguenza, potremmo dire un ascolto che diventa azione. Obbedire significa avere un riferimento che mi orienta nelle scelte; un riferimento che è prima di tutto una persona, che ho ascoltato e che mi ha illuminato.
Per Benedetto disobbedire significa non avere un riferimento esterno a noi, ma presumere di poter essere noi a decidere ciò che è bene e ciò che è male, di orientare la nostra vita senza altri aiuti. In questo senso è una forma di egocentrismo; metto me stesso al centro, penso e agisco come se fossi il centro dell’universo.
L’obbedienza è un lavoro faticoso perché non è ascolto passivo, ma mi chiede di entrare in gioco capendo e facendo miei dei valori. Perché l’ascolto orienti una vita deve coinvolgere tutte le mie facoltà: intelligenza, volontà, desiderio, speranza, ecc. Non è solo una questione razionale. Sappiamo bene come a volte abbiamo delle intuizioni che però non riusciamo a trasformare in azione, a realizzare nella nostra vita.
L’immagine del lavoro vuole anche esprimere l’idea di un’attività continuativa, non è puntuale, questione di un momento. Occorre dare tempo, energie. Però trasforma e crea qualcosa di nuovo.
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