Prologo 4 – Prima di tutto però, ogni volta che ti accingi a fare qualcosa di bene, chiedi al Signore, con ferventissima preghiera, di portarlo egli stesso a compimento.
Vivere alla presenza di Dio non è un’idea astratta, ma un atteggiamento che segna ogni nostro gesto. In modo molto semplice, ma concreto, Benedetto ci indica come porci. Iniziare ogni nostra giornata, ogni nostra azione, con la preghiera ci plasma, perché ci pone in dialogo con Dio. Non lo trattiamo come un estraneo, ma lo facciamo entrare nel nostro vissuto quotidiano. La preghiera non è un rivolgerci a Dio nelle situazioni eccezionali, di difficoltà o di incertezza.
Quando chiediamo a Dio di accompagnarci e sostenerci in un’azione, gli presentiamo ciò che desideriamo compiere, e in questa apertura del cuore siamo aiutati a discernere il bene, ciò che è conforme al suo cuore. Quando gli racconto ciò che sto per fare o ciò che ho vissuto, lascio che Lui entri nella mia vita illuminandola, facendomi scoprire il senso.
In secondo luogo con questo semplice gesto riconosco come è necessaria una collaborazione tra la mia libertà e la sua grazia. La mia forza di volontà, la mia costanza, ma anche la mia capacità di leggere il reale, sono fragili e hanno bisogno di essere sostenute ed alimentate. Dio non agisce in modo magico stravolgendo la storia, ma donandoci l’energia per plasmarla.
Inoltre lasciamo a Lui la possibilità di indicarci e condurci al compimento, cioè non solo alla realizzazione di un gesto, ma alla sua pienezza. A volte questo compimento non lo avevamo visto all’inizio, o è diverso da come lo avevamo immaginato. La preghiera ci educa alla docilità, al lasciarci guidare da Lui attraverso i segni che ci dona nella storia.
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