Prologo 14-15 – Questo grida il Signore cercandosi il suo operaio tra la moltitudine del popolo; continua poi dicendo: C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Che cosa desideriamo? Certamente tutti desideriamo la vita e gustare il bene, ma forse il problema è proprio in che modo la cerchiamo e che tipo di bene speriamo di gustare. Dio non ci chiede di rinunciare alla vita, e neppure a gustare il bene. Quando si parla di croce occorre capire bene che si tratta delle difficoltà che la vita porta con sé, e non che Dio ci pone sulle spalle per farci soffrire.

Il nostro è un Dio della gioia, che ci insegna anche come affrontare e attraversare la sofferenza senza perdere la speranza. Gesù ha scelto spesso come immagine del regno il bacchetto nuziale, un momento di gioia e in cui si gusta la bellezza della vita. Quante volte si è fermato a pranzare con uomini e donne che lo avevano invitato a casa loro. Gesù ci vuole insegnare come è possibile con il suo aiuto trasformare in bene il male che incontriamo o che subiamo.

Benedetto prima di proporci un possibile percorso per giungere alla vita, ponendo questa domanda ci vuole far riflettere su cosa riteniamo sia una vita piena, degna di essere gustata e vissuta in pienezza, partendo proprio dalla nostra esperienza. La vita monastica non è rinuncia della vita, e neppure rinuncia a gustare il bene. Ha certamente una dimensione di rinuncia, ma proprio per poter gustare. Ci sono realtà che si presentano come bene, ma che poi ci lasciano l’amaro in bocca, o che ci incatenano rendendoci dipendenti. Benedetto sembra dirci: se non sei soddisfatto del bene che hai sperimentato finora, della vita che hai gustato finora, ti propongo un nuovo cammino.