Prologo 22-28 – Se vogliamo abitare nella dimora di questo regno, dobbiamo però sapere che non vi si può affatto arrivare senza correre con ardore nel compiere il bene. Ma interroghiamo il Signore stesso e insieme con il profeta chiediamogli: Signore, chi abiterà nella tua tenda, chi riposerà sulla tua santa montagna? E dopo aver posto questa domanda, ora, fratelli, ascoltiamo il Signore che ci risponde. Ecco, egli ci mostra il cammino per arrivare a quella dimora dicendo: Chi cammina senza colpa e agisce con giustizia; chi ha la verità nel suo cuore; chi non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino; chi, tentato dal maligno, il diavolo, subito lo respinge lontano dallo sguardo del suo cuore insieme con le sue suggestioni, lo riduce al nulla e, afferrando i suoi piccoli, li spezza contro la pietra che è Cristo.

Abitare richiama l’idea di un’azione che dura nel tempo. Non si tratta di un incontro occasionale e passeggero, ma un perdurare. Ricorda anche uno spazio vitale: dove abiti? Domandano i discepoli a Gesù, cioè dove vivi? Il nostro desiderio è quello di abitare nella dimora che è di Dio, il suo regno, che non è uno spazio, un luogo, ma un modo di vivere.

La domanda posta al Signore attraverso il salmo non è dove, ma chi abiterà. E’ Dio che ci fa abitare nel suo regno se viviamo in un certo modo, se compiamo il bene. I versetti che declinano questo compiere il bene descrivono un uomo in relazione positiva con il prossimo e che vigila su se stesso per evitare che sentimenti cattivi distorcano lo sguardo del suo cuore. Per certi aspetti nulla di straordinario. Agisce con giustizia, è vero nel suo cuore, non calunnia e non insulta, potremmo dire un uomo onesto.

E per custodire questo atteggiamento vigila sui suoi pensieri e reazioni istintive per smascherare le tentazioni del maligno e spegnerle sul nascere. Quando ancora sono piccole, sono appena nate, non hanno ancora segnato il suo modo di agire. Le “verifica” alla luce di Cristo, si domanda se sono in sintonia con il modo di agire di Cristo. Le tentazioni fanno parte della vita e non ci devono spaventare, ma non vanno assecondate. Sentimenti di rabbia, desideri di vendetta, reazioni di stizza, ecc. vanno riconosciuti subito per spegnerli in Cristo, con il suo aiuto. Questo discernimento è semplice quando non siamo coinvolti emotivamente, ma non sempre è così, e la preghiera è il luogo in cui, portando ciò che viviamo e sentiamo, possiamo essere aiutati a discernere.