Prologo 35-38 – Il Signore conclude così il suo discorso. Ora Egli aspetta che noi ogni giorno rispondiamo con i fatti ai suoi santi ammonimenti. Perciò i giorni della presente vita ci sono concessi, come una proroga, per emendarci dalla nostra cattiva condotta. Dice infatti l’Apostolo: Non sai che la pazienza di Dio ti vuole condurre a penitenza? Nella sua bontà infatti il Signore dice: Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
Dio desidera per noi la vita, che riusciamo a far fruttificare tutte le nostre potenzialità e giungere alla piena maturità, quella che possiamo contemplare in Gesù. Per questo ci ha donato i suoi “santi ammonimenti”, il Vangelo. Non rispondiamo per fare un piacere a Lui, ma perché speriamo e riconosciamo che sono indicazioni per il nostro bene. Iniziando a viverli ne possiamo scoprire la bontà. Ricolmiamo il suo cuore di gioia portando a compimento, per il nostro bene, le sue indicazioni, come un padre che gioisce nel vedere il proprio figlio crescere e maturare in tutte le sue potenzialità.
Benedetto ci richiama la costanza e la concretezza. Il cammino di fede richiede autenticità prima di tutto con noi stessi. Il rischio sempre dietro l’angolo è quello di illuderci di vivere il Vangelo perché le sue parole abitano il nostro cuore e sono sulle nostre labbra. La sottolineatura “con i fatti” è un invito a verificare come esso entra nelle pieghe spicce della nostra vita, nelle scelte quotidiane, nelle relazioni, ecc.
L’altra illusione è quella dei gesti eclatanti una tantum, quella di scelte estreme, ma incostanti. Ciò che è anche eroico, ma non costante, alla fine non incide in profondità, non ci cambia. Benedetto preferisce piccoli passi di conversione verso il bene, ma costanti e concreti. Sono quelli che portano più frutti.
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