RB 2,10-15 – Quando dunque uno riceve il nome di abate, deve formare i suoi discepoli con un duplice insegnamento: indicare cioè più con i suoi atti che mediante i discorsi, tutto ciò che è buono e santo. Ai discepoli in grado di comprendere egli spiegherà con la parola i comandamenti del Signore, mentre ai duri di cuore o intellettualmente meno dotati, mostrerà la volontà di Dio con il suo stesso esempio. Tutto ciò che avrà indicato ai suoi discepoli come non buono, dimostri con la propria condotta che non bisogna compierlo, perché non gli accada di venire lui stesso squalificato, dopo aver predicato agli altri; e perché un giorno il Signore non debba dirgli a causa dei suoi peccati: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle? E ancora: Tu osservavi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, ma non ti sei accorto della trave che era nel tuo.

Benedetto, oltre ad invitare l’abate alla coerenza, gli fornisce indicazioni preziose su come svolgere il suo servizio. Dato che non siamo tutti uguali, occorre avere un’attenzione anche alla capacità di ciascuno di recepire gli insegnamenti, i richiami, le esortazioni, ecc. La stessa parola può avere effetti differenti sui diversi fratelli. Qualcuno sembra che non sia nemmeno toccato e la parola passi senza alcun effetto, qualcun altro va in angoscia, altri la criticano, altri ancora la ascoltano e cercano di applicarla alla loro vita. Lo scenario è molto diversificato, per cui l’abate deve trovare le modalità più fruttuose per ciascuno, senza cessare di avere anche richiami e indicazioni generali per tutti.

Certamente quello dell’esempio è un linguaggio universale, ma la stessa storia ci ricorda che neppure questo ha gli stessi effetti. C’è chi è edificato e spronato ad imitarlo, c’è chi ne approfitta, basti ricordare l’esperienza di Pacomio.

Tutto questo per dire che la diversità di interventi dell’abate non è segno di preferenze o motivata da simpatie, ma è la modalità con cui cerca di far giungere a tutti lo stesso messaggio. Per dire a tutti la stessa cosa deve usare parole diverse per ciascuno. Con l’esperienza deve cioè imparare a trovare i canali con cui aiutare ciascun fratello a camminare, facendo tesoro degli sbagli e dei fallimenti.

I fratelli sono chiamati ad aiutarlo nel suo servizio vivendo un atteggiamento di fiducia nei suoi confronti, cioè mettendosi nella predisposizione che la sua parola è per il bene di ciascuno e di tutti nel loro complesso. Prima di attivare il registro della critica occorre cercare di cogliere l’intento edificante che era sotteso, sapendo che comunque anche lui è limitato, e secondo aspetto, cercando di capire lo sforzo di trovare la via adatta a ciascuno, superando il sospetto dei favoritismi.