RB 3,7: Tutti, dunque, e in tutto, seguano la Regola come loro maestra, e nessuno abbia la temerarietà di allontanarsene.

Cosa significa avere la Regola come maestra? Questa immagine ci invita a leggere questo testo, ma vale per ogni comandamento della Scrittura e non solo, come una sorgente di insegnamenti più che come un regolamento da applicare. Cioè, ci è chiesto di scoprire e capire lo spirito di ogni indicazione per poterlo portare a compimento oggi e qui, senza fermarsi alla semplice esecuzione materiale della lettera che potrebbe esserne un tradimento.

Avere la Regola come maestra è molto più esigente che averla come regolamento da applicare, richiede un lavoro di approfondimento e di assunzione dei valori. Deve diventare il luogo di confronto per il monaco, per crescere umanamente e spiritualmente, la chiave di interpretazione o di lettura del presente.

Dietro a indicazioni pratiche c’è sempre un’immagine di comunità, c’è un’immagine di uomo, c’è un’immagine di Dio. Leggere la Regola in questa prospettiva significa cercare di far emergere questa struttura concettuale e valoriale portante per renderla ancora viva oggi. Benedetto stesso prevede che le norme pratiche possano essere modificate, ma custodendo il valore che volevano veicolare.

La vera obbedienza, la vera osservanza, non è facile perché richiede discernimento e non si limita all’esecuzione di una disposizione. E’ un cammino di vita alla ricerca della sorgenze zampillante presente in una tradizione per mantenerla sempre limpida. Come c’è un’obbedienza superficiale, così c’è una disobbedienza superficiale, mossa dal fastidio o dalla fatica, dall’incapacità a capire cosa ci sta dietro a quelle parole. La disobbedienza diventa un valore solo quando è il frutto di un discernimento, di un lavoro di comprensione che è il grado di motivare il perché ci si discosta da una norma, evidenziandone l’aspetto positivo, il valore che si vuole custodire.