RB 3,12-13 – Quando, invece, si devono trattare cose di minore importanza per il bene del monastero, l’abate ricorra soltanto al consiglio dei più anziani, come è scritto: Fai tutto chiedendo consiglio, e dopo non te ne pentirai.
Ogni forma di responsabilità corre il rischio di diventare, anche in modo inconsapevole, una forma di dominio e affermazione di se stessi. Uno dei segni che ci avvertono di questa deriva è la solitudine nella sua gestione. L’invito a chiedere sempre consiglio, e quindi ad avere un confronto, anche per le cose meno importanti, non ha solo una funzione pratica di trovare la soluzione più efficace, ma anche di aiutare l’abate a non isolarsi. Il confronto è sempre faticoso, e questo potrebbe far pensare che sia meglio in alcuni casi evitarlo in modo da velocizzare le scelte e di alleggerire questo ruolo. Questo però priva l’abate di prospettive e punti di vista differenti che gli permettono di capire se la soluzione che stava pensando era eccessivamente centrata su di sé.
Questo confronto non priva della fatica di dover prendere delle scelte, e a volte anche contro il parere della maggior parte dei fratelli. Non mina l’autorità, ma ne incarna una forma che vuole aiutare il superiore a dissipare le illusioni: quella di pensare di sapere cosa pensano gli altri; quella di pensare di avere tutto sotto controllo e di conoscere la situazione in ogni suo aspetto e dettaglio; quella di pensare di essere l’unico ad avere idee o proposte; ecc.
La gestione condivisa della responsabilità aiuta e vivere questa come un servizio alla comunità, e non come un potere su di essa. La comunità ha un luogo e delle persone che possono esprimere e manifestare ciò che sente, la sua percezione del vissuto, ecc. Il consiglio non è il luogo dello scontro, della contrapposizione o del misurarsi delle forze. Richiede a tutti di porsi sinceramente a servizio della comunità rinunciando a se stessi, alle proprie posizioni. Ciò che alla fine l’abate decide deve essere abbracciato da tutti. Si porta e si offre una parola che non si difende a ogni costo, identificandosi in essa. Perché il consiglio possa funzionare occorre che nessuno si identifichi, o identifichi gli altri, nella parola detta o nella posizione assunta. La bontà di una parola sta nel suo contenuto, non in chi l’ha offerta.
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