RB 4,9-10 – Non fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a sé. Rinunciare totalmente a se stesso per seguire Cristo.
Anche questi due versetti hanno una valenza riassuntiva. Nel vangelo di Matteo e in quello di Luca Gesù usa questa espressione non fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a sé per insegnare che la Legge e i Profeti sono riassumibili nell’attenzione agli altri che prende se stessi come verifica. Sembra un’espressione minimale, come l’occhio per occhio e dente per dente. Ma se siamo sinceri con noi stessi, queste misure minime non sono poi così minime, perché a volte andiamo ben al di sotto questo livello. Potremmo riformulare questa indicazione dicendo che dovremmo imparare a metterci nei panni degli altri per capire l’effetto delle nostre parole e dei nostri gesti, cioè provare a invertire le parti per capire se il nostro comportamento è corretto.
Questo esercizio di sostituzione ci potrebbe insegnare molto e rendere la nostra com-passione meno astratta e teorica, e più aderente alla realtà, al vissuto dell’altro. Proprio ciò che mi fa star male, mi fa soffrire, mi può insegnare a capire ciò che vive l’altro. Prima di parlare o agire dovrei cercare di capire cosa sta vivendo. L’amore incomincia con il condividere, con il partecipare al vissuto dell’altro. Imparando a conoscere me stesso e il mio modo di reagire, posso imparare a capire ciò che sta vivendo l’altro e ciò di cui ha veramente bisogno, che è prima di tutto compagnia, solidarietà.
Questo è un esercizio di decentramento, che investe anche la nostra relazione con Dio, anche se in modo diverso. Il rinunciare a se stessi non significa dimenticarsi di se stessi, ma porsi nel mondo e nelle relazioni in un modo differente. Significa cambiare il fine, lo scopo, che non è “salvare la mia vita”, ma seguire Cristo. La logica del “salvami ad ogni costo” in realtà mi fa perdere il gusto della vita e mi rende talmente egoista da restare solo. Così la perdo. Quando scopro che la relazione con Dio dà senso alla mia vita, questo “seguire” diventa così importante, perché vitale, da essere pronto al limite anche a perdere la mia vita per Lui. Che poi me la ridoni o meno, per certi aspetti è secondario, più importante è custodire questa relazione perché in essa sono vivo .
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