RB 4,11-13 – Tenere sotto disciplina il proprio corpo. Non cercare con avidità i piaceri. Amare il digiuno.

Non si tratta di avere in orrore il piacere e di considerarlo come qualcosa di demoniaco, cosa che storicamente è anche accaduto, ma di custodire una vera libertà dando ad ogni cosa il giusto posto. Tenere sotto disciplina significa non diventare schiavi del nostro corpo, non esserne condizionati negativamente. Libertà è saper benedire e ringraziare per il bello e il buono, riconoscendone la sorgente e custodendo il primato a questa. Riconoscere tutto ciò che è dono di Dio e qual è il suo fine.

L’ascesi non è quindi disprezzo, ma al contrario riconoscimento che tutto può e deve essere buono se usato correttamente. C’è un modo e una misura che mi permette di vivere secondo il progetto di Dio, che ha creato ogni cosa per il nostro bene. Ma c’è un modo e una misura che distorce questo progetto e lo deturpa. Questo male può manifestarsi verso di noi, pensiamo agli eccessi e alle dipendenze, ma può manifestarsi anche verso il creato, pensiamo a tutto il tema di un uso distorto delle risorse naturali. L’avidità deturpa il volto del dono di Dio. La rinuncia e la disciplina vogliono essere i correttivi per una fruizione corretta e libera.

Rinuncia non è quindi rifiuto, ma corretta fruizione, che ha due volti, la misura, ma soprattutto la riconoscenza e il riconoscimento dell’origine, di Dio. Una corretta fruizione custodisce il dono e lo riconosce come tale.

Anche il mio corpo è un dono di Dio e sono chiamato a custodirlo con sapienza. Come in una prospettiva salutistica il digiuno è in vista del bene del corpo, così l’ascesi è per il bene della totalità di noi stessi. Occorre quindi riportare la “disciplina” in questo orizzonte positivo e riscoprire come è un modo anche per sottolineare le cose più importanti. Ad esempio la liturgia prevede per le feste più importanti un digiuno vigiliare che ha lo scopo di prepararci a vivere più intensamente e con maggiore gioia quella ricorrenza. Anche il corpo vive una sorta di tensione/attesa attraverso la scelta di diminuire il cibo per poi vivere con più intensità la festa.