RB 4,50 – Spezzare all’istante, contro Cristo, i cattivi pensieri appena spuntano nel cuore, manifestandoli al padre spirituale.
Uno strumento essenziale dell’arte spirituale è il discernimento dei pensieri per comprendere subito dove ci portano e da dove arrivano. Il monaco vuole essere un uomo spirituale, che non significa disincarnato, ma guidato dallo Spirito, che non si accontenta del buon senso o di fare ciò che la maggioranza approva. Non basta accontentarsi del “ma che male c’è”, perché lo Spirito ci conduce al bene, al compimento, alla pienezza.
Per poter agire secondo coscienza occorre educare e formare la propria coscienza, perché altrimenti si agisce secondo istinto, che è un’altra cosa. Il primo esercizio della coscienza è il discernimento, l’indagare e il riconoscere la bontà di un pensiero e di un gesto. E Cristo ci mostra con il suo esempio e il suo insegnamento ciò che è bene. Oggi c’è invece una grande confusione attorno al bene che viene piegato ai propri interessi e lo si utilizza per giustificare comportamenti che sono per la vita e il benessere solo di se stessi. Dovremmo domandarci: questo pensiero, questo gesto, che effetto ha non solo su di me, ma anche su tutti coloro che mi circondano? Questo per smascherare soluzioni miopi e interessate.
Il confronto con una persona più matura nel cammino dello Spirito è importante, perché ci aiuta a superare possibili distorsioni. “Padre” è colui che mi aiuta a crescere ed acquisire la capacità di un discernimento personale. Mi insegna un metodo, mi aiuta ad avere dei criteri, mi sostiene nelle decisioni più difficili.
E l’altro strumento imprescindibile è la frequentazione della Scrittura, luogo della rivelazione di Dio. Una lettura volta proprio a conoscere il cuore e il desiderio di Dio, che non si ferma a questioni nozionistiche. E’ qui che possiamo pian piano scoprire come Dio ci accompagna ancora e ci guida riconoscendo il suo modo di agire.
L’immagine di spezzare i pensieri cattivi si rifà a una lettura allegorica del salmo 136, e vuole invitarci a chiederci: ma cosa farebbe Cristo in questa situazione? Smascherare subito ciò che ci allontana da Lui prima che diventino atteggiamenti o gesti non evangelici. Infatti più tempo dedichiamo a un pensiero, più lo coltiviamo e lo facciamo crescere in noi. Esso si irrobustisce con giustificazioni e motivazioni plausibili, diventa desiderabile ai nostri occhi rivestendosi di buoni propositi. Diventa cioè sempre più difficile capirne la radice e intuire i veri frutti che porterà.
Nessuno fa il male per il male, ma anche i gesti più efferati sono frutto di lunghi itinerari della mente dove il male è riuscito a rivestirsi di apparente giustizia, se non addirittura di una missione positiva. Il male per poterci vincere si traveste sempre di bene.
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