RB 4,61 – Obbedire in tutto agli ordini dell’abate anche se – ma non sia mai! – egli stesso agisse diversamente. In tal caso ricordarsi della parola del Signore: fate quello che dicono, ma non fate secondo le loro opere.

Benedetto è molto realista, non si stupisce della possibilità che l’abate sia incoerente. Ma questa per lui non è una scusa o una giustificazione per fare altrettanto. Non si obbedisce per fare un piacere all’abate, ma perché ci indica una via per vivere secondo il Vangelo, una via di salvezza e di vita. Si obbedisce alla Regola, che viene spiegata e applicata dall’abate, per il nostro bene.

Ciascun monaco si forma una coscienza con la quale può rendersi conto e riconoscere le infedeltà e incoerenze dell’abate o degli altri fratelli. Questo non per farsi accusatore o divisore della comunità. Benedetto infatti non dice di contestare l’abate, ma con la propria vita mostrare la corretta via. Potremmo dire richiamare l’abate con l’esempio della propria coerenza e fedeltà. Essere cioè positivamente motivo di conversione proponendo e non distruggendo. E’ più facile criticare e lamentarsi, più faticoso essere positivamente segni di coerenza per incoraggiare che non lo è.

Ogni membro della comunità è cioè invitato a farsi sostegno ed esempio con la propria vita e la propria parola. Se è vero che a volte questo sostegno deve essere una parola chiara che evidenzia l’incoerenza, nella maggior parte dei casi è un comportamento o una parola di incoraggiamento e di fiducia a fare di più e meglio. Normalmente porta più frutti incoraggiare e suggerire, che criticare. Scattano altrimenti meccanismi di difesa che portano a cercare giustificazioni e a non mettersi seriamente in discussione per cambiare.

Questo non vale solo per l’abate, ma per ogni fratello della comunità e ogni persona. Gesù stesso provocava la conversione con parole più di fiducia e incoraggiamento, che di accusa e lamentela.