RB 4,68 – Non avere spirito di contestazione

Non significa che bisogna omologarsi alla maggioranza, ma che la contestazione non è la via che porta frutto nelle situazioni di divergenza. La differenza può diventare una ricchezza se vissuta in modo corretto. Se diventa contrapposizione è un impoverimento. Occorre riuscire a mantenere aperto un dialogo e un confronto, perché le diverse posizioni possano integrarsi. Da parte di tutti occorre la capacità di ascoltare e dare spazio all’altro.

Lo spirito di contestazione sbatte in faccia all’altro la mia posizione senza la disponibilità di un confronto reale e di una spiegazione delle posizioni. E’ un dialogo tra sordi che tende a degenerare sempre più. Non c’è l’intenzione di capire la posizione dell’altro, il perché della sua posizione. Il che significa che si presuppone che l’altro ha comunque torto e solo io ho ragione.

Il termine “contesa” ricorre più volte nella Regola, perché nella vita comune è normale che ci siano divergenze. Non si deve però mai scadere e scivolare nella contesa. Né nei confronti dell’autorità (cfr. RB 3,9), né dei fratelli. Il perdono scambiato è il percorso per risanare i contrasti e va ricercato ogni giorno. Nel capitolo 13 Benedetto invita a recitare il Padre nostro proprio con questa attenzione alle relazioni, perché “solitamente sorgono in seno alla comunità” “spine di contese”. Non bisogna spaventarsi, ma non bisogna neppure arrendersi e rassegnarsi. E’ il cammino di conversione che ci impegnerà tutta la vita.

Il perdono può nascere solo in un contesto di preghiera perché ci aiuta a porci davanti a Dio. Non metto cioè più al primo posto me stesso e il mio presunto onore, ma il bene della relazione. Sono disposto a riconoscere come anche nell’altro ci può essere una parola di verità, qualcosa di positivo che arricchisce anche me. Quell’atteggiamento illustrato nel capitolo 3 sui fratelli chiamati a consiglio deve essere vissuto sempre.