RB 4,69 – Fuggire la superbia.
Il testo latino usa il termine elatio che richiama l’immagine di elevazione, esaltazione, nobiltà, superiorità, e in senso negativo arroganza, orgoglio, superbia, altezzosità. Quando una persona si ritiene superiore, di fatto inizia a trattare gli altri come inferiori, cioè sottolinea tutto ciò che li può abbassare, e alla fin fine umiliare. Ciò che è da fuggire è quell’atteggiamento che usa le proprie doti e capacità, come strumenti per umiliare e abbassare l’altro.
Certamente non abbiamo tutti le stesse capacità, ma questo non deve diventare motivo di “superbia”. In nessun campo o settore. La vera grandezza di una persona sta invece nel saper innalzare l’altro con le proprie capacità. Un campo dove questo forse ci è più chiaro è quello dell’insegnamento. I professori più significativi sono quelli che riescono a rendere le cose più difficili semplici e comprensibili, aiutando i loro alunni a capirle e farle proprie. Non è una questione di semplice conoscenza, ma di assimilazione a assunzione al punto da poter rielaborare ed esemplificare il proprio sapere. Atteggiamento diverso da chi lo sbatte in faccia sottolineando la difficoltà dell’altro a capire, quasi trovando in questo una sorta di godimento perché sottolinea la sua superiorità.
Non si tratta quindi di nascondere le proprie capacità, le proprie conoscenze, ecc., ma di usarle in modo corretto, cioè non per abbassare e separare, ma per innalzare e far crescere. Sono doni che ci sono affidati per aiutare l’altro ponendoci accanto e non sopra o davanti.
Se nella nostra vita abbiamo incontrate persone che vivevano in questo modo le loro capacità, sicuramente ci sono rimaste nel cuore con grande affetto, al di là del loro ruolo. Le abbiamo subito percepite come significative ed esempi da imitare. E’ certamente però più impegnativo vivere in questo modo.
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