RB 4,72 – Nell’amore di Cristo pregare per i nemici
Di fronte a un nemico, cioè una persona che vuole il nostro male, Gesù ci invita a un cammino che ha come meta l’amore: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano (Mt 5,44). A questa meta ci si arriva attraverso la preghiera. Questo strumento delle buone opere vuole essere un aiuto per intraprendere in modo corretto questo itinerario.
Ci sono due elementi indispensabili e sono la preghiera e il riferimento all’amore di Cristo. Partiamo infatti da una situazione emotivamente complessa che vede agitarsi nel nostro cuore un insieme variegato di sentimenti: astio per il male già ricevuto, paura per ciò che ancora potrebbe accaderci, risentimento per una giustizia subita, e molti altri, che interagiscono in modo diverso in ciascuno di noi, ma anche in modo diverso temporalmente. Perché possa esserci un’evoluzione, un cambiamento, occorre prendere coscienza di ciò che si agita in noi, ma perché non ne veniamo travolti occorre farlo in una sorta di spazio sicuro, che è la presenza di Dio.
Il primo passo è trovare una pacificazione nella preghiera chiedendo di essere aiutati a dare un nome a tutto ciò che si agita in noi spostando la nostra attenzione emotiva dall’altro a noi stessi. Non deve essere il condizionamento dell’altro a guidarci. Dobbiamo riprendere la nostra libertà e serenità riscoprendo l’amore di Dio che ci accompagna e ci avvolge. Nella preghiera siamo chiamati a ritornare alla nostra relazione con Dio e a fare memoria di come ha segnato la nostra vita.
Questo ci può permettere di porre la distanza necessaria per scegliere cosa vogliamo perseguire, se lasciarci contagiare dalla spirale del male e quindi cercare la vendetta, o ricercare il bene che possa cambiare anche l’altro. E in questo ci è di aiuto proprio il soffermarci sull’amore di Cristo per noi e per me in particolare. Da qui può nascere una preghiera per l’“altro nemico” che si lascia plasmare dall’amore di Dio. E’ una preghiera che affida più che chiedere, nel senso che spesso non sappiamo come aiutare l’altro a cambiare uscendo dal suo male, per cui possiamo solo affidarlo a colui che può trasformare i cuori.
In questa prospettiva potrà anche nascere un amore per il nemico, che non è arrendersi alla sua logica, ma al contrario desiderare e perseguire una sua conversione al bene. E’ la preghiera che trasforma il nostro cuore prima di tutto, e poi potrà cambiare anche il suo. Ma sempre e solo guidati dall’esempio e dalla grazie di Cristo.
Se non riusciamo a compiere questo itinerario rischiamo di essere doppiamente vittime del male subito perché non ci comportiamo più liberamente, ma condizionati dai quei sentimenti, e spesso lasciandoci contagiare dalla stessa logica di male dell’altro. E’ in questo modo che una persona che ha subito una violenza può diventare a sua volta aguzzino di qualcun altro. Il percorso che ci chiede Gesù non è utopia, ma l’unico modo per sanare il nostro cuore e forse anche quello dell’altro.
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