RB 5,7-8 – Uomini di simile tempra interrompono dunque all’istante le loro occupazioni; si staccano dalla loro volontà. Subito pronti, le mani libere, lasciano incompiuto ciò che stavano facendo, e con una obbedienza che mette ali ai piedi, seguono immediatamente la voce di chi comanda.
Questo interrompere quanto si sta facendo non vuole far venir meno la responsabilità e l’impegno nel proprio lavoro o servizio. Ha lo scopo invece di rendere libero il cuore da ogni possibile condizionamento che può venire da queste occupazioni. Penso che sia capitato a tutti di fare l’esperienza di come per finire un lavoro si è andati oltre gli orari e questo ha condizionato e impoverito altri ambiti della nostra vita e in particolare delle relazioni. Un lavoro che assorbe troppo tempo, ma anche e soprattutto troppa attenzione, la sottrae alle relazioni familiari, agli amici, alla preghiera.
Che cosa è più importante per noi? Lo diciamo con le piccole scelte del quotidiano, come il saper porre un limite a ciò che facciamo per custodire il tempo necessario per ciò che è più importante, anche se non si vede o se non produce “cose”. Le relazioni non ci danno la gratificazione di un oggetto che resta, ma sono molto più vitali. Non le possiamo controllare, ma ci permettono di restare liberi.
In monastero c’è una campana che scandisce il ritmo della giornata e ci richiama a un equilibrio. Ma se nella vita ciascuno non sa organizzare il proprio tempo e porre dei limiti, verrà travolto. Anche le cose che appassionano devono avere un limite che le mantenga una passione sana e non un’ossessione.
Può sembrare strano, ma il non avere regole alla fine fa perdere la libertà, mentre un’organizzazione e strutturazione del proprio tempo permette di restare liberi.
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