San Benedetto
In questo flusso si pone Benedetto, un giovane ricco di Norcia, che nel VI secolo decide di abbandonare Roma e gli studi per ritirarsi nella solitudine delle montagne di Subiaco, ove ricercare Dio e vivere alla sua presenza. Dopo tre anni di vita solitaria, nei quali compie un cammino di purificazione interiore e di maturazione spirituale, e dopo una breve e non feconda esperienza come superiore di una comunità vicina, Benedetto, sempre nella solitudine di Subiaco, vede raccogliersi attorno a sé un gruppo di discepoli, con i quali organizza una forma di vita cenobitica in dodici piccoli monasteri, ognuno composto da dodici monaci.
L’invidia di un prete del luogo lo spinge a lasciare questi monasteri (che continuano la loro vita autonomamente) e a ritirarsi a Montecassino, dove fonda un nuovo monastero. In una Regola (che riprende un testo precedente: la regola del maestro) Benedetto condensa l’esperienza fatta, proponendo un cammino iniziatico a chi volesse intraprendere la vita monastica.
Il culmine della Regola di san Benedetto può essere visto nel capitolo 72°, “Dello zelo buono”, dove la vita fraterna apre le porte alla vita mistica. Eccolo: “Come esiste il cattivo zelo dell’amarezza che allontana da Dio e conduce all’inferno, così vi è lo zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. I monaci esercitino dunque questo zelo con l’amore più fervente. Così si prevengano nel rendersi onore a vicenda; portino con immensa pazienza le loro infermità fisiche e morali; si protendano a gara per obbedirsi; nessuno segua ciò che giudica utile a sé, ma piuttosto all’altro; siano protesi in modo puro alla carità verso ogni fratello; nell’amore temano Dio; amino con carità sincera e umile il loro abate; a Cristo non antepongano assolutamente nulla ed egli ci conduca tutti insieme alla vita eterna.”
La Regola di Benedetto rimase una tra le tante sino alla prima metà del IX secolo quando, nel processo di unificazione dell’impero, Carlo Magno vorrà unire sotto una unica regola tutti i monaci dell’Occidente affidando a un abate di sua fiducia, Benedetto di Aniane, il compito di raccogliere le Regole esistenti e di scegliere quella che meglio potesse realizzare il progetto imperiale: la scelta cadrà sulla Regola di san Benedetto da Norcia, che da quel momento divenne l’unica regola monastica d’Occidente. Non basta certo un testo per garantire l’osservanza della Regola stessa: difficoltà di autonomia, interessi diversi, poco fervore rendevano fragili le comunità che, non avendo tra loro legami giuridici e dipendendo dal vescovo della diocesi o dal signore locale, non sempre rispettosi della vita del monastero, non potevano aiutarsi e sostenersi.
Nel X secolo, fu un’idea del monastero di Cluny, in Borgogna, quella di sottrarre i monasteri a queste giurisdizioni per raccogliere l’Ordine monastico in una specie di Congregazione dipendente direttamente da Roma, sotto la protezione e l’autorità dell’abate stesso di Cluny. L’adesione di tantissime comunità a questa riforma dice quanto essa fosse necessaria e benefica: ben presto tutta l’Europa sarà costellata di abbazie, monasteri, grange cluniacensi e l’espansione monastica vedrà una fioritura che durerà sino al 1300.
Ma non fu solo ad opera di Cluny: questo fiorire della vita monastica è dovuto anche ad una riforma della vita stessa cluniacense ad opera di un piccolo numero di monaci che, separandosi, cercavano la povertà, l’insicurezza e il deserto delle origini, una vita monastica più conforme alla lettera della Regola di Benedetto. Questo trovarono ancora in Borgogna, a Citeaux, dove iniziarono e da dove sorgerà e prenderà nome l’Ordine Cistercense. In breve tempo, anche per il grandissimo fascino esercitato da san Bernardo, anche i monasteri cistercensi riempirono l’Europa contribuendo a quell’influsso del monachesimo benedettino sulla cultura europea che porterà a proclamare, nel 1964, Benedetto Patrono d’Europa.
Ma i tempi mutavano: rinascevano le città, riprendeva il commercio e, per rispondere a nuove esigenze, la testimonianza evangelica aveva bisogno di forme di vita cristiana più mobili, più duttili, più provvisorie. Il monachesimo non riuscirà a rispondere a questa nuova sfida, che accoglieranno invece i nuovi Ordini religiosi: i Francescani, i Domenicani. La vita solitaria e in disparte continuerà, a volte tentata dal successo delle nuove forme di vita religiosa, ma ormai come una presenza più discreta e quasi marginale nella vita della comunità cristiana.
Varie riforme della vita monastica, varie forme istituzionali e giuridiche cercheranno di tenere vivo l’ideale di vita fraterna sotto lo sguardo di Dio per amore di Cristo racchiuso e proposto dalla Regola di Benedetto: queste varie riforme costituiranno i molteplici rami della famiglia e dell’Ordine di san Benedetto e conosceranno dei momenti di luminosa presenza, dei tempi di più oscura fedeltà, dei periodi di decadenza dell’ideale e della prassi, e anche dei giorni di grandi prove lungo i difficili secoli che giungono fino a noi.